Henri Bergson
TEMPO E MEMORIA
Bergson distingue il tempo spazializzato dal tempo come
durata. Il primo, proprio della scienza, è omogeneo e reversibile, composto da
istanti separati. Il secondo è irreversibile e qualitativo, ed è il tempo della
coscienza, nel quale il passato si conserva e si fonde con il presente,
definendosi come durata.
Nel tempo spazializzato vale il determinismo delle scienze
naturali, perché ogni evento è ripetibile e prevedibile in base a leggi. Nella
durata, invece, ogni istante è unico, perché si inserisce in un tutto continuo.
La stessa sensazione provoca stati di coscienza diversi, perché la coscienza
cambia nel tempo, accumulando il passato. Gli stati d'animo, essendo unici, non
sono prevedibili in base a leggi e dunque la coscienza è libera.
Lo spirito non è riducibile alla materia, la mente non
è una funzione del cervelletto.
La mente è infatti memoria e i ricordi non sono nel
cervello, come dimostrano i casi di amnesia non legati a lesioni cerebrali o,
per contro, lesioni cerebrali che provocano amnesie ma non cancellano i
ricordi, che possono affiorare in momenti successivi.
Bergson distingue il ricordo puro, che è tutto il passato
conservato nella nostra mente, dai ricordi-immagine, che sono quelli richiamati
alla coscienza per le diverse finalità pratiche. La percezione, infine, rappresenta
il punto di intersezione tra la coscienza e il mondo
Tra percezione e ricordo puro esistono stadi intermedi
disposti in un continuo che la nostra memoria percorre in modo dinamico.
L'EVULUZIONE CREATRICE
Bergson critica l'evoluzionismo perché non è in grado di
spiegare né la grande varietà delle forme viventi né il ripresentarsi di
strutture simili in specie biologicamente molto diStanti.
Lo sviluppo della vita deve essere simile a quello della
coscienza. Per questo, Bergson parla di uno slancio vitale originario che,
incontrando la resistenza della materia, si diversifica in mille direzioni
diverse.
I due rami principali nel mondo animale, sono costituiti
degli artropodi, che culminano negli imenotteri (in particolare negli "insetti
sociali"), e dai vertebrati, che culminano nell'uomo.
Gli animali e l'uomo hanno due potenti strumenti di
adattamento all'ambiente, rispettivamente l'istinto, che produce strumenti
organici, e l'intelligenza che produce strumenti artificiali.
L'intelletto viene visto come uno strumento adattivo,
importante in quanto comprende la natura (scienza) e la modifica (tecnica).
Esso non è però in grado di capire la vita nel suo fluire, come invece consente
di fare l'intuizione, che è "istinto divenuto cosciente di sé" e, a differenza
dell'intelletto, coglie la durata e quindi la dimensione spirituale.
La contrapposizione fra tempo spazializzato e durata
caratterizza anche la società, la morale e la religione. Da una parte abbiamo
società chiuse, orientate alla conservazione di sé, carattererizzate da una
morale delle norme e da una religione statica e ritualizzata. Dall'altra,
predomina la creatività dello slancio vitale: la società aperta e proiettata
verso l'intera umanità, la sua morale è fondata sul l'amore e la religione è
dinamica, basata sul misticismo, che è il superamento della propria individualità
per sentirsi in unità con Dio e, per suo tramite, con l'umanità.
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